"Non è escluso che in questa fase del Duemila il ritornante dogma liberista e l'ottimismo della deregolazione debbano presto nuovamente ridimensionarsi, di fronte all'evidenza di alcuni fallimenti teorico-pratici e di alcune contraddizioni nel modello di sviluppo: sembra, ad esempio, che lo sviluppo tecnologico possa produrre effetti sociali inattesi, contrastabili solo mediante un controllo responsabile, consapevole e scientificamente fondato; e soprattutto appare sempre più evidente che il mercato non riesce ad autoregolarsi, se lasciato a se stesso, senza un certo grado di normatività, di contrattualità e di governabilità" (A. Casiccia, Il trionfo dell'èlite manageriale. Oligarchia e democrazia nelle imprese )
Sembra fatto apposta per il dibattito attuale, questo piccolo estratto de Il trionfo dell'èlite manageriale. Oligarchia e democrazia nelle imprese. Una baionettata dritta al cuore di Montidzilla che sta mettendo, adottando il sempreverde stile del divide et impera, uno contro gli altri i settori della produttività nazionale.
Allora ci appare più chiaro ora, oggi, il rifiuto netto alle forme neoliberiste, del laissez-faire selvaggio, cavallo di Troia per quei valori disgregatori della concordia di un popolo. Il dialogo tra le varie categorie e tra quest'ultime e lo Stato può essere ancora una volta la chiave per riprendere le redini di un'economia che sta tradendo se stessa.
"Se tutte le categorie del popolo italiano, da quella che lavora con le braccia a quelle che ripartiscono e distribuiscono la ricchezza, a quelle che realizzano il risparmio e lo investono nella produzione, si mettono d'accordo nel constatare la necessità di disciplina e armonizzazione di tutti gli sforzi, l'Italia, malgrado tutto ciò che può capitare nel mondo, sarà una delle prime nazioni" (B. Mussolini, 17 febbraio 1923)
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