Il mito attivistico immesso dal futurismo, come già dal sindacalismo rivoluzionario, e, in seguito, dall'arditismo combattentistico, come pure il "giovanilismo" elevato ad ideologema paradigmatico, costituiscono il lato esteriore di una convinzione inizialmente partita come "slancio vitale", pathos dell'azione, emotività, sistematizzate in ideologia soltanto a posteriori. Nel fascismo confluiscono in verità due tipi di rivolta contro il mondo borghese, di cui una, quella più propriamente filosofica, corrisponde alla visuale "tradizionalista", antimoderna, elitaria; l'altra, più genuinamente politica, è appunto una rivolta che è possibile definire correttamente come "rivoluzionaria". Tradizione e progresso, in questo senso, ma ognuno su un piano proprio e diverso, convivono nel fascismo, ne costituiscono ugualmente la sostanza, anche se in intensità differente e con significati ultimi anche opposti. (L.L. Rimbotti, Il fascismo di sinistra. Da Piazza San Sepolcro al congresso di Verona, Settimo Sigillo, Roma 1989)
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